Mathras - Ars Alchemica


"Alchimia" ovvero conoscere l'arte del convertire i metalli in oro. Sta racchiuso in questa concezione a metà fra lo scentifico e l'irrazionale, il significato del secondo in disco da studio dei Mathras nuova formazione portata avanti del talentuoso guitar hero argentino Gustavo Ruben, già conosciuto per il suo trascorso in seno ai Montreal, formazione dai quali arriva anche il batterista Sergio Marti, qui alle prese con un heavy rock dal taglio tradizionale mentore di maestri del calibro di Rainbow, Dio e Black Sabbath. Un disco il loro che, mette in evidenza il carattere vettoriale di una formazione che si prodiga, con professionalità, all'interno di un contesto sonoro che, sebbene abusato da più parti, riesce comunque a lasciare il segno, e questo grazie anche ad una personalità più che preponderante....

Intervista raccolta da: Beppe Diana



Ciao Gustavo grazie per il tuo tempo. Prima di ogni cosa, potresti presentare alla band ai nostri lettori?
Ciao Beppe. I Mathras si formano all'inizio del 2008, con  Sergio Marti alla batteria, con il quale abbiamo fatto musica per molti anni. Assieme ai Montreal abbiamo pubblicato il primo Cd nel 1999, adesso la vita musicale ci ha riuniti dopo molti anni con i Mathras.
Insieme al nostro fratello di vita Fernando Barreiro al basso, abbiamo formato questa nuova band, e nel 2009 abbiamo rilasciato il nostro primo cd, chiamato Mathras, che è l'angelo della luce, lo stesso che Dio a rimandato nell'oscurita, il migliore, il più bello dei suoi angeli
L'angelo simbolizza la lotta interna che ogni uomo ha dentro di se, con la quale convive da sempre. E' un po' quello che siamo tutti noi oggigiorno, tutti abbiamo un po' di Mathras.
Suonando in tutti questi anni all'interno del circuito heavy argentino toccando gran parte del nostro paese, abbiamo avuto la possibilità di conoscere band come i Saxon, i Virgin Steel, i Raven e molte altre formazioni internazionali.
Ora come ora la band sta terminando la produzione del prossimo disco che speriamo di rilasciare all'inizio del 2018.

Da quello che ho capito la promozione del secondo CD non si è mai fermata.
Si è così, continuiamo a portare sul palco i brani di “Alquimia” da metà del 2015, che è stato l'anno in cui abbiamo finito di mixarlo. Il CD ha avuto un buon successo e per nostra fortuna abbiamo ancora delle date da portare a termine dal vivo.

Per ovvi motivi non ho ascoltato il vostro primo CD omonimo, quali sono secondo te le differenze tra “Mathras” ed “Alquimia” visto che fra l'uscita dei due dischi sono passati parecchi anni?
Beh, “Mathras” era un disco che ha rappresentato la band in quello specifico momento. La più grande differenza sta sicuramente nella produzione. Siamo maturati molto tra la pubblicazione dei due album, e questo lo si può notare ascoltando il nuovo disco.



“Alquimia” è un titolo che può avere molti significati , quello classico di conoscere l'arte e convertire i metalli in oro, oppure quello legato all'energia che si crea a partire dalla combinazione di molti elementi, nel tuo caso musicisti, e che porta a un risultato inaspettato...
Era un po' quello su cui contava la band, e nel CD parliamo di questo e di molte altre cose in generale. Il modo con cui ognuno nella vita trasforma il male in bene, per arrivare a quello che per ognuno di noi è l'oro.

Lo stile compositivo della band in generale è molto simile a quello di band classiche come i Rainbow, Deep Purple e Black Sabbath, rivisti con un tocco molto personale. Qual'è il tuo punto di vista?
Si qualcosa di queste band c'è, ovvio, sono cresciuto con quella musica, in un certo senso loro sono i nostri maestri, come per la maggior parte degli artisti della scena: Però come dicevi tu, noi diamo un tocco molto personale alla proposta musicale che va ben oltre l'uso dell'idioma ispanico.

Molti di questi artisti sono alla fine della loro carriera, altri sono tornati al vecchio amore come il maestro Blackmore. La mia domanda è, ma quando la maggior parte di loro non sarà più on the road, chi prenderà il loro posto? Io non vedo il classico “ricambio generazionale”, e tu?
Semplicemente a questa “altezza” uno sfrutta la propria musica. La maggior parte di questi artisti hanno realizzato shows e CD più che degni, come per esempio l'ultimo dei Van Halen o dei Black Sabbath. Un ricambio generazionale? È difficile che arrivi qualcuno che abbia mantenuto inalterato il proprio stile compositivo negli ultimi 20 o 30 anni, però sono sicuro che ci sarà qualcuno, so che nasceranno nuove band sempre più agguerrite. Per darti un esempio, Jorn Larde è un cantante incredibile, però non mi commuove come facevano DIO o Coverdale. Canta divinamente, ma quel tipo di emozione che la sua voce regala, io l'ho già vissuta. Però per un ragazzo che è cresciuto con Lande, è il massimo, e mi sembra perfetto, è un cantante che porta le stesse emozioni di quelli che hanno vissuto ad alti livelli, lo stesso vale per le band.

Tornando ad “Alquimia”, potresti spiegarmi come sono nate le canzoni che formano la track list dell'album?
All'inizio abbiamo portato a termine un'enorme pre-produzione nella quale abbiamo messo insieme una quindicina di brani nuovi. Quindi abbiamo deciso i brani migliori nella sala prove, i quali sono stati successivamente registrati presso gli studi “Black Cane Records” con Gerardo Abbenante dietro alla consolle.
Dopo la pre-produzione sapevamo già dove volevamo arrivare musicalmente, soprattutto per quel che concerne il suono che doveva avere il disco. Abbiamo iniziato registrando la betteria nella Nave de Osberg con Hernan Martiarena come “Drum Doctor”, infine siamo tornati da Gerardo per registrare la chitarra ed il basso.
Per le voci di Ariel ci siamo avvalsi dei Bonus Track di Bahia Blanca il cui proprietario, Luciano Guichal, è un mio vecchio amico, mentre la masterizzazione è stata fatta da Axel Sierra a Barcellona.
Come puoi notare è stato un processo che è passato attraverso molte mani, però come ti dicevo prima, è stata tutto pianificato. Tutto questo ci ha fatto spendere più tempo di quello che ci aspettavamo, però siamo riusciti ad ottenere il suono che volevamo.
Ci sono temi più veloci. Per esempio “Ars Chimica” e “Mi Ley” sono brani diretti che rappresentano molto bene la band.
“Sin Detenerme” o “Nada Cambiarà” sono tracce che viaggiano sicuri su medie velocità, mentre episodi più drammatici come “Vidas Ajenas” y “Recuerdos del Dolor” che sono più limpide e crude.
Il CD ha un tocco concettuale un po mistico ed allo stesso tempo drammatico. Le illustrazioni di Aldo lo rappresentano in modo dettagliato, dell'immagine della copertina, al libretto per intero, ogni dettaglio ha un perchè.

“El viejo” è invece un tributo al re del rock nazionale Norberto Napolitano...
Si come diciamo spesso "Pappo c'è sempre". Questa canzone calza alla perfettamente con il disco.

Quanto è importante l'uso della tecnologia per una band legata al suono classico come la vostra?
Come per tutte le cose, ognuno deve saper usare la tecnologia a beneficio della musica che vuole fare. Fino a 10 anni fa sarebbe stato impossibile fare questo disco, registrato in separate sedi, e mixato addirittura in un altro continente!!

Quanto è difficile portare avanti un progetto come al vostro nell'Argentina di oggi?
Complicato è tutto quello che si riferisce all'arte in Argentina, senza l'appoggio delle multinazionali. Ma siamo orgogliosi del nostro risultato

Ultimamente ti succede di ascoltare CD di band giovani? Sei critico o ti lasci trasportare dalle emozioni?
Non importa che età abbiano i musicisti, l'importante è che arrivino a emozionare, non importa se sei un virtuoso, devi saper comporre e fare buone canzoni.

In Italia molte band pagano per suonare prima delle grandi formazioni, lo chiamano pay to play, succede anche in Argentina?
Generalmente si, è una forma di negoziato dove uno toglie la parte sentimentale a quello che ama e lo porta a un pubblico più vasto del normale che paga per raggiungere una meta...Come quello che mi chiedevi prima, una band è quello a cui si riferisce la sua musica.

Grazie per il tuo tempo il finale è tuo...
Grazie Beppe e l'importante è rimanere fedeli a se stessi e fare quello che uno ha nella mente e nel cuore.





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