Speciale: V8 (Argentina)


Ya no creo en nada
ya no creo en ti
ya no creo en nadie
porque nadie cree en mi 

Una delle più importanti formazioni metal sud americane, se non la più importante in assoluto, soprattutto per quel che concerne il bacino legato all'idioma ispanico. Una vera istituzione, la cui gloria è andata ben oltre la breve esistenza artistica e discografica, appena tre dischi pubblicati dai nostri, anche perchè, dai musicisti che si sono avvicendati all'interno della line up ufficiale del combo albiceleste, sono nate altre formazioni che, chi più, chi meno, hanno segnato in maniera indelebile gli ultimi trent'anni di musica dura della scena argentina, ma non solo.
Rata Blanca, Hermetica, Almafuerte, Logos, Horcas, Malon, Cruel Addiction, sono solo alcune delle band che hanno preso forma dallo split immaturo della band oggetto della nostra disquisizione riassuntiva, ma partiamo dagli inizi.

Articolo a cura di: Beppe Diana



Gli albori...
La band vede gli albori della propria esistenza fra la fine del 1979 e l'inizio del 1980, in un paese allora dilaniato dalla repressione civile, la così detta guerra sporca messa in atto dalla giunta militare allora al governo, e prende vita da un'idea insana del bassista, di chiare origini italiane, Riccardo Iorio, e del chitarrista Ricardo "Chofa" Moreno, provenienti entrambi dai Comunión Humana, i quali decidono di separarsi dal resto del gruppo, per dare vita ad una nuova creatura artistica che incarnasse i gusti musicali dei due, all'epoca radicati attorno al binomio Black Sabbath/Motorhead come numi tutelari.
Con tante idee, ed una line up ancora rimaneggiata, la coppia comincia a scrivere le prime composizioni come «Voy a enloquecer», «Asqueroso cansancio» e «Maligno», e si mettono alla ricerca di un batterista che, tramite un annuncio sulla rivista "Segunda Mano", si concretizza nella persona di Gerardo Osembergh il quale, proprio come i suoi nuovi compagni di avventura, condivide, oltre alla passione per la musica, anche quella per i motori.
Ed è proprio questo loro amore viscerale per i bolidi a quattro ruote che porta al nome della band V8.
Sono comunque poche, e sporadiche, le apparenze live per questo terzetto che, nel giro di poco tempo, viene completamente rivoluzionato da cambiamenti inaspettati, anche perchè prima Osembergh viene sostituito dal più consapevole Alejandro "Pesadilla" Colantonio, mentre, successivamente, viene arruolamento, in pianta stabile, un vocalist nella persona di  Alberto Zamarbide, proveniente dai WC.
Metamorfosi che porterà la band a stabilizzarsi solo dopo l'abbandono del Colantonio, emigrato iin Spagna, e del chitarrista "Chofa" Moreno, affetto da asma cronica che, però, indica in Osvaldo Civile dei Té de Brujas, il suo degno sostituto, con il  Zamarbide che si porta dietro, dagli stessi WC, il drummer Gustavo Rowek.



Luchando por el metal
1982, un anno molto importante per i nostri che, grazie all'aiuto dell'amico Pedro Leontjew, hanno la possibiità di concretizzare molti dei loro brani nell'omonima demo registrata nello studio “El Jardín” e, quando si trasferiscono quasi definitivamente nella casa dello stesso Leontjew, con tanto di sala prove nella cantina, danno vita alla “brigada metálica” un gruppo di appassionati, con un'età media di 16 anni, che frequentano i concerti e le prove delle poche band allora attive, e si scambiano dischi, cassette ed informazioni.
Nel 1983 grazie a José Luis, un amico dello stesso Zamarbide, la band si mette in contatto con Ramón Villanueva, produttore esecutivo di Umbral Discos & Cintas, piccola etichetta artefice dei primi vagiti anche dei Thor e dei Bloke, per cercare di ottenere un contratto per la realizzazione del loro primo album.
La registrazione di “Luchando por el metal” viene effettuata negli “Estudios Edipo”, nel quale la band si avvale della partecipazione di Norberto “Pappo” Napolitano, sorta di eroe nazionale attivo sin dai prima anni settanta, nonchè chitarrista/cantante dei Riff, presente anche nel brano conclusivo “Hiena de metal”, e dell'assistente di studio Quebracho, di scuola prettamente rock, anche perchè, nononstante tutto, i ragazzi della band conoscono poco dei trucchi da studio, tanto meno dell'utilizzo dei vari macchinari messi a loro disposizione. Otto brani, altrettanti cavalli di battaglia, per quello che, conti alla mano, è il primo vero vagito heavy metal in terra argentina, con brani da incorniciare come l'up tempo “Destruction”, heavy rock aperto dal rombo di motore di una Gran Torino, della sabbatica “Si puedes vencer al tremor” cadenzata e magmatica, la sanguinaria “Tiempos metalicos”, l'omaggio sentito ai fan della band “Brigada metalicas” e la sempre presente “Muy encansato estoy”, ventinove minuti di pura estasi sonora che non concede pause o cadute di tono.
Lo show di presentazione del disco si tiene nientemeno che nel rinomato Club Atlético Vélez Sarsfield davanti a più di 2.000 fan scatenati completamente in visibilio, con una band che si prodiga al meglio delle proprie possibilità in uno concerto memorabile.
Agli inizi di settembre i nostri organizzano un mini tour di tre giorni nei dintorni della stessa capitale e, anche se le serate sono organizzate in modo precario, impianti ed infrastrutture che definire carenti è un eufemismo, il quartetto riesce a catturare l'attenzione del pubblico, mentre ad ottobre, assieme alla band hard rock Bunker, i V8 hanno la possibilità di suonare in apertura agli spagnoli Barón Rojo nello splendida cornice dello stadio Obras.



Un paso mas en la batalla
Le registrazioni del secondo parto discografico della band hanno inizio il 30 luglio del 1984, a pochi giorni della scomparsa dell'amico Ricardo "Chofa" Moreno, con una band chiusa ermeticamente negli studi “Panda”, per dare vita a quello che è considerato come il disco più ambizioso del combo.
Ne esce dopo quasi due mesi di estenuante e frenetico lavoro, e trecento ore, avete letto bene, spese a comporre, registrare, limare uno stile compositivo che si è fatto più pesante ed elaborato, senza per questo perdere di vista la spontaneità degli inizi.
Un disco più omogeneo del precedente, nel quale, finalmente, l'abilità alla sei corde del chitarrista Osvaldo Civile, riesce a mettersi in netta evidenza, il suo peso all'interno del song writing è ora ben più preponderante che in passato, e disegna stilettate metalliche che trovano forma, ma soprattutto sostanza, all'interno di brani come “Ideando La Fuga” sorta di assalto proto-thrash metal, "Deseando destruir y matar", altro episodio giocato su velocità esasperate, o l'incalzante “Camino al sepulcro” con un Alberto Zamarbide sugli scudi, mentre è proprio quando la band decide di puntare su ritmiche più sostenute, l'avvincente “Cautivos de un sistema”, che riesce a tirare fuori tutta la sua caparbietà.
Nonostante la popolarità della band cresca in maniera esponenziale, con apparizioni live sulla Tv di stato e serate nel circuito locale, il duro lavoro in studio porta con se le prime frizioni interne, che si materializzano allorquando la band, decisa a trasferirsi in Brasile, in concomitanza della prima edizione del Rock in Rio, per cercare di dare una svolta professionale al progetto, si sfalda in due fazioni, con i soli Ricardo Iorio ed Alberto Zamarbide a rimanere al timone di una nave che sembra andare sempre più alla deriva.



En el fin de los incubos
Per sostituire il Civile, vengono addirittura assoldati due chitarristi nelle persone di Miguel Roldán, ex Rigel, e Walter Giardino proveniente dai Punto Rojo, dai quali arriva anche il batterista Gustavo Andino, il quale però, non dura più di qualche mese, anche perchè la band decide di puntare forte sul talento dell'enfant prodige Adrian Cenci all'epoca poco più che diciassettenne.
Anche Walter Giardino viene estromesso dai progetti della band perchè "i brani proposti dal talentuoso axeman risultano poco affini con i propositi artistici dei V8", anche se, proprio quei brani, formeranno il fulcro principale del debutto omonimo dei Rata Blanca, band messa in piedi assieme porprio a quel Gustavo Rowek dietro le pelli.
In più, tre dei membri della formazione, si convertono al credo evangelico, tranne il bassista Ricardo Iorio, espediente questo si traduce nei testi e nelle sonorità “annacquate” del terzo episodio “En el fin de los incubos” il quale, pur rivelandosi più melodico del precedente, rimane pur sempre un album di matrice tipicamente heavy metal.
Registrato ancora una volta negli studi Panda, proprio come per il predecessore, l'album cela apparentemente quell'ostilità di fondo, che pone lo stesso Iorio in una posizione secondaria rispetto al passato, e questo lo si intuisce sin dalle note dell'iniziale “La Gran Ramera”, che vedono un Miguel Roladan che si dimostra essere ben più che un semplice rimpiazzo di lusso, uno che  mette la sua abilità alla sei corde al servizio della band prima, e del song wrinting poi, riuscendo a marcare a fuoco ognuna delle nove tracce presenti nel disco, dall'heavy n'roll di “No enloqueceré”, adombrata da un'eccezionale cascata di note, alla soave “Salmo nº 58” giocata su velati arpeggi elettroacustici, alla maideniana “Tragico siglo”, fino al mid tempo energico di “Reina ciega” che chiude degnamente un disco ottimo, ma non eccelso come il predecessore.

L'epilogo 
La band ha il tempo di organizzare un ulteriore tour in patria a supporto del nuovo arrivato, ma prima di volare in Colombia per alcune date organizzate, i quattro musicisti decidono di interrompere la propria reciproca collaborazione, ed intraprendere sentieri artistici diversi.
Ricardo Iorio mette in piedi i thrasher Hermetica, e successivamente gli Almafuerte orientati su sonorità più ordinarie, Gustavo Rowek e Walter Giardino come detto formano i Rata Blanca, Osvaldo Civile partorisce gli Horcas, anche questi indirizzati su coordinate thrash, mentre Alberto Zamarbide, Miguel Roldán ed Adrián Cenci formano i Logos, autori di alcuni ottimi album di heavy metal di impostazione classica.
Nel 1996, alla fine di un concerto degli stessi Logos, quella che era stata l'ultima formazione dei V8 vista dal vivo, si ritrova sullo stesso palco nel quale Osvaldo Civile e Gustavo Rowek, insieme con Zamarbide e Miguel Roldán al basso, si ritrovano ad interpretare alcuni dei classici della band madre come “Cautivos Del Sistema”, “Deseando Destruir y Matar" e "Destrucción".
Antipasto questo della partecipazione di questa formazione all'edizione del 1997 del Metal Rock Festival tenutosi nella capitale Buenos Aires, nel quale la band sale sul palco inaspettatamente, ma con il bene placito dell'organizzazione, ma senza essere stata inclusa nel bill principale dell'evento, per registrare il disco dal vivo “Homenaje”.
Reunion che però rimane solo come un miraggio lontano, anche perchè, purtroppo il 28 di aprile del 1999 Osvaldo Civile viene trovato morto suicida nella sua casa.
A corollario di questa storia tragica, nel 2001 l'etichetta indipendente Fogón Música ha rilasciato uno splendido cofanetto antologico contenente i tre album rimasterizzati dalle bobine originali, più un quarto disco intitolato “1982/87” che, oltre a contenere brani inediti, contiene le versioni demo di molti cavalli di battaglia della band.




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