Harrier - Out on the streets


Gli Harrier di cui ci andremo occupare in quest'intervista, sono stati una delle miriadi di band da culto che animavano la scena inglese dei primi anni ottanta, arrivando a pubblicare una manciata di song su demo, ed un 12 pollici, diventato nel tempo, mero oggetto di collezione da parte dei treasure hunter della scena NWOBHM, e non solo del vecchio continente, lasciando quell'amaro in bocca del “poteva essere ma non è stato”.

Intervista di Beppe Diana


Ciao Paddy e grazie del tempo che ci stai volendo dedicare prima di ogni cosa vorrei chiederti se potevi fa un piccolo passo indietro di circa trent'anni, cosa puoi raccontarci del primo periodo con gli Harrier? Il nome della band è in qualche modo correlata al famigerato aereo a decollo verticale?
Ciao Beppe, il nucleo degli Harrier era formato da quattro musicisti/amici, ovvero Dave, Lindon, io Paddy e poi Phil. Il nostro primo nome fu “Cheater” fino alla fine degli anni ' 70. Il cambio del nome in Harrier avvenne quando una band australiana chiamata Cheetah, ebbe un breve successo nel Regno Unito, e noi decidemmo che sarebbe stato più opportuno differenziarci da loro, anche perchè erano un po' diversi da noi, avevano due donne come cantanti molto “talentuose”.
Il nome Harrier sicuramente è stato influenzato dall'aereo di cui parlavi tu, all'epoca sembrava riflettere ciò che la band stava facendo in quel momento, in termini di potenza e raffinatezza, oltre ad offrire uno scenario spettacolare per i suoi concerti, la sagoma dell'Harrier "Jump Jet" era un simbolo per la gente del Regno Unito.
C'è una storia carina sul nostro sito www.harrier-rocks.com per chi fosse interessato a saperne di più, così come un catalogo ricco di foto e canzoni che vanno dal 1976 a 2009.

Provenire dalla zona di Stoke-on-Trent, per molti punti di vista, poteva essere sicuramente un vantaggio.... quanto è stato difficile per una band come la vostra, costruirsi una solida reputazione nella vostra zona? Ti erano familiari le bands quali Expozer, Le Griffe e Reincarnate?
Ogni città del Regno Unito ha avuto i propri talenti durante gli anni '70- primi anni '80, e Stoke-on-Trent, non ne ha fatto eccezione. Certo che conoscevamo le band che hai appena citato, soprattutto Le Griffe e Reincarnate, e di questi ultimi, grazie all'abbandono di Paul che poi si è unito a noi nei primi anni '80.
Eravamo una delle poche band che, soprattutto all'inizio, avevano un sistema audio decente nei concerti, e siccome lo affittavamo per altre serate, avevamo avuto la possibilità di farci molti amici. La città era diventata quasi un crogiolo di stili e approcci diversi, ma anche molto competitiva visto che lavoravamo negli stessi posti, e questo credo ci ha fatto migliorare nel tempo. Gli Harrier sicuramente si sono fatti una reputazione visto che, dopo 25 anni, siamo stati in grado di riempire la sala per il concerto in onore della nostra reunion nel 2009. Anche se le nostre influenze risultano essere abbastanza semplici in termini rock e blues, credo ci siamo guadagnati un certo rispetto da parte dei nostri coetanei, soprattutto dopo l'arrivo di Paul nella band, addentrandoci in strutture musicali più complesse.

La prima uscita ufficiale per gli Harrier è stata “Sub Sonic Studio” su nastro, che contiene una versione grezza dell' uscita successiva, potresti parlarci di questi brani inediti?
Abbiamo fatto qualche registrazione antecedente quando eravamo ancora Cheater, ma credo che “Sub Sonic” sia stato il primo effettivo registrato in studio. Al tempo eravamo alla ricerca di un numero più ampio di concerti e, avere demo decenti, stava diventando un requisito principale per entrare in luoghi in cui le bands erano poco sconosciute. Non fu però un vera e propria release ufficiale, anche se ne furono pubblicati, anzi, credo proprio che qualche copia sia ancora oggi in circolazione. Detto questo, esiste una release solo su cassetta, chiamata “Final Mission” che contiene tutte le canzoni di Sub Sonic, oltre ad altre canzoni. La lista è sul sito e qualcuna di queste le abbiamo riproposte al concerto del 2009.

Dopo l'entrata in pianta stabile di Paul Farrington, la band ha prodotto la sua unica uscita ufficiale il dodici pollici “Out on the Street”. Puoi raccontarci dei dettagli riguardo la registrazione, il tempo trascorso in studio? Quella della Black Horse records è stata l'unica versione prodotta? Era questa la vostra etichetta, o no?
Nel 1983 molte band avevano realizzato i loro primi dischi. Penso che il fatto di pubblicarne in minore quantità sia stato un fattore importante. Detto questo, non avevamo ancora i soldi per permetterci la registrazione in studio perchè non avevamo ancora uno sponsor.
Cosi abbiamo preso in gestione un pub chiamato Black Horse, e dall'un per cento dell'incasso, traevamo la nostra parte. Da li la nostra etichetta ha preso il nome di Black Horse. Abbiamo registrato le tracce in uno studio sempre a Stoke-on-Trent chiamato AVM che era gestito da una sorta di "pop star" locale chiamato Dave “Des” Parton. Furono registrate solo tre tracce ovvero “Out on the Street”, “Nickels and Dimes”  e “Shine On”, esistenti nelle versioni precedenti della demo, ma eseguite senza l'uso delle tastiere, e ri-arrangiate con l'aggiunta della chitarra di Paul. Des Parton mostrò particolare interesse per “Shine On” che era diventata abbastanza complessa grazie alle attrezzature in studio.
Gran parte del lavoro è stato fatto fino a tarda notte durante l'inverno del 1983 con in totale 2 o 3 settimane impiegate per la registrazione e il mixaggio finale, abbastanza veloci per gli standard attuali. Sono state rilasciate due versioni: la prima di 7'' senza “Shine On”, e la seconda di 12'' in vinile con tutte e tre le tracce. Il primo è davvero raro trovarlo oggi, anche se la band ha ancora qualche copia disponibile. Il secondo invece lo si può trovare anche su E-bay come un album “da collezione”.

Dopo molti mesi trascorsi a promuovere l'EP, nel 1986 vengono alla luce diversi nuovi demo come “Take my Chances on You” o “Tell Me No Secrets”..cosa puoi raccontarmi a riguardo? So che solo due canzoni appariranno nell'album “To Boldly Go”, ma come mai "Kill Two Birds" viene pubblicata per nome dei Cheater?
Volevamo sempre tornare in studio e per questo scrivevamo nuove canzoni. Quando venne fuori l'idea della compilation di band locali, ci sembrò un nuovo modo per pubblicare i nuovi brani scritti, è da li che è nata l'idea per “To Boldly Go”.  E 'stato registrato presso gli studi Startrax, che non erano così sofisticati come gli AVM, ma hanno funzionato abbastanza bene per noi, visto che eravamo un gruppo molto unito a quel tempo, e non ricordo molto in termini di sovraincisioni o effetti da studio. Registrammo 6 tracce in un periodo brevissimo, solo alcuni giorni se non ricordo male. Tutte le tracce, incluse come “Take my Chanses” e “Tell Me No Secrets”, sono state registrate nel demo solo per per presentarle ai concerti. Sapevamo benissimo che l'intento era quello di avere una sola canzone da ogni banda locale nell'LP, ma il produttore voleva “Kill 2 Birds” e noi volevamo “Leave me now”, cosi abbiamo negoziato per l'uso di due nomi. Ancora oggi ufficalmente “Kill 2 Birds” è dei Cheater.

Qual è la ragione dello split della band? Hai avuto la possibilità di suonare in altre formazioni?
Molte ragioni ci hanno spinto ad andare in “pensione”..il termine è più adatto rispetto a split perchè in fondo non abbiamo né litigato né lasciato discussioni in sospeso.
Forse quella più evidente è stato il fatto che Paul voleva passare ad un livello molto più elevato, e la band non era ancora pronta a fare quel salto.
Io poi ho deciso di trasferirmi negli Stati Uniti, dove avrei dovuto trovare un altro bassista. È stato meglio il pensionamento! L'ultimo concerto c'è stato al pub Black Horse per ringraziare tutti i nostri fans per il loro supporto negli ultimi anni.

Ci sono voluti circa 20 anni per rivedere la band riunita. Quali sono state le tue emozioni nel riascoltare le vecchie tracce che hanno fatto la storia della band?
Il concerto per la reunion del 2009 è stata un evento emotivamente forte. Uno perchè abbiamo ricordato il nostro primo tecnico delle luci, morto di leucemia, l'incasso della serata infatti è stato devoluto per la ricerca contro il cancro, e due perchè ci siamo ritrovati assieme dopo 25 anni. E' stato interessante come non abbiamo avuto bisogno bisogno di fare le prove prima del concerto, tutto è filato liscio nel momento in cui abbiamo cominciato a suonare insieme! Se ascolti la registrazione del live, puoi verificare quanto spacchiamo come band! Un sacco di gente ci ha detto di non aver visto mai una cosa così spettacolare, ed è davvero molto gratificante... credimi! Tutto il materiale scelto, traccia il cammino che abbiamo fatto dai primi Cheater fino agli Startrax, con pochissime covers, che fondamentalmente servono solo a far capire i gusti della band. Siamo rimasti molto colpiti dal fatto che i biglietti si siano subito esauriti e la sala si sia riempita..e il concerto in sé è andato incredibilmente bene. Abbiamo anche posizionato sullo sfondo il logo degli Harrier. E' stata una notte incredibile!

La New Wave Of British Heavy Metal è stato uno dei più grandi movimenti degli ultimi 30 anni, dopo di che niente di nuovo...perchè?
Ad essere sincero, all'epoca non lo vedevamo come questo grande movimento. Certo c'erano band dotate di altissimo talento che producevano materiale al tempo stesso originale e avvincente, ma ci sembrava di fare solo quello che avevamo imparato dal buon rock blues britannico, aggiungendo alla grinta della new wave, la potenza dell'heavy metal e la raffinatezza delle bands degli anni '80. Sicuramente il fatto che sia diventato il nostro genere ed è ancora così popolare, è evidente che  sia stato veramente qualcosa di così grande ed importante. E' difficile poter dire se una cosa del genere potrà ripetersi in futuro, ma la musica è senza dubbio ciclica, e forse qualcosa di interessante è proprio dietro l'angolo??? Chi lo sa...
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