Heaven's Decay - Reborn in Fire


Semplice progetto musicale o band con una propria anima ed identità artistica? Questione amletica a parte, gli Heavens Decay sono riusciti, nonostante le distanze che li dividono, chitarrista e batterista messicani, cantante dell'Indiana, a portare alla luce un signor disco di debutto, che mette in mostra un manipolo di musicisti con gli attributi, i quali riescono a mettere in risalto quella passione per l'heavy metal di estrazione classica suonato con impeto e con la carica enfatica, da chi ha fatto della musica ben più di una semplice ragione di vita.
"The Great Void of Mystery" è uscito solo da qualche mese per una piccola etichetta sud americana specializzata in death metal, ma non fatevi scoraggiare dalle apparenze, il disco vale la vostra ricerca spasmodica....

Intervista raccolta da: Beppe Diana


Ciao Julio, cosa puoi raccontarci sul trascorso artistico degli Heaven Decay? Nonostante la vostra sia una giovane band, tutti voi avete molta esperienza alle spalle...
Ciao Beppe. Dunque, poco dopo aver suonato con gli Acerus sull'album “The Unreachable Salvation”, ho incominciato a registrare alcuni riff sempre più orientati verso l’heavy metal classico. All'inizio erano solo delle idee ed alcune bozze salvate su una cartella del mio computer.
Solo in un secondo momento ho deciso di usarli pensando a mettere in piedi un progetto estemporaneo. Quindi ho contattato Oscar e Nick che si sono mostrati entusiasti dei brani, e con loro ho registrato “The great void of mistery”. Adesso da semplice progetto, siamo diventati una realtà ben definita, anche perché stiamo lavorano tutti assieme al secondo disco.
Oscar: In realtà siamo tutti vecchi lupi di mare con una lunga carriera, l’unica differenza è che ora abbiamo deciso di fare una cosa che non avevamo mai fatto prima: suonare heavy metal.

Quali sono le band che hanno ispirato lo stile ed il vostro modo di suonare?
Julio: Tutti noi siamo cresciuti con l’heavy metal degli anni 80, abbiamo visto nascere il thrash metal e poi il death, vivendo in prima persona tutte le tappe intermedie.
Personalmente le band che hanno lasciato un segno ed hanno cambiato totalmente la mia vita ed il mio modo di suonare, solo per menzionarne alcune, sono Black Sabbath, Iron Maiden, Slayer, Destruction, Kreator, Bathory, Venom, Mayhem, Dissection, Morbid Angel, Possed, e poi il prog rock inglese e quello italiano e per finire molta musica classica. Queste band sono la ragione per la quale sono come sono e come suono, quello che mi ha formato come musicista.

Alcuni dei tuoi testi mi sembrano basati su esperienze personali, anche se, molti tendono ad essere abbastanza cupi, come se, alla fine del tunnel non ci fosse luce.....sbaglio o sei abbastanza ossessionato dalla morte?
In realtà lascio che ad interpretare i testi di “The great void of mystery” sia l’immaginazione degli ascoltatori, non è mia intenzione lanciare messaggi.
Per rispondere alla seconda parte della tua domanda, si, hai colto nel segno, il tema della morte, o meglio, di quello che cosa può esistere dopo il trapasso, è ricorrente all'interno di alcune mie liriche.
Se vuoi sapere di più, la stessa copertina del disco rappresenta un portale immaginario fra la vita e il lato oscuro, la glorificazione dell'anima che arriva nel momento della propria morte. Ci sono molte tematiche che ritengo siano molto interessanti, come la storia, la guerra, l’odio, l’egocentrismo. Tutto questo è incapsulato in qualcosa di oscuro e lugubre. Di solito compongo prima la musica ed infine lavoro sui testi, per cui se vogliamo è la musica a suggerirmi le metriche di un brano.
Scusami Oscar, ascoltando più volte il vostro disco sembra quasi che “Thunder of the guns” e “Reaper in Wait" rappresentino perfettamente il sound della vostra band, tu cosa ne pensi?
Oscar: Credo che il genere degli Heavens Decay non ha a che fare con il sound convenzionale di una fromazione heavy metal canonica. Mi spiego, tutti nella band, come saprai, hanno un background che va dal doom, passando per il thrash e il death metal, anche per questo i brani che scrive Julio sono molto particolari. Nel nostro piccolo vogliamo tradurre le nostre esperienze in questo nuovo progetto. Sia "Thunder of the Gnus" che "Ripper in Wait" sono brani incredibili che rappresentano perfettamente lo stile della band.

La Chaos Records vostra etichetta, ha scelto di distribuire la musica della band attraverso il canale bandcamp.com, un nuovo metodo che sembra riscuotere molto successo fra le band emergenti. Cosa ne pensi? Pensi sia un viatico che ha un futuro, tenendo in considerazione che sembra essere più “band-friendly” di altri siti?
Oscar:  Credo che quel sito sia utile solo per diffondere la propria musica, stop. Io non ho molto a che fare con questo tipo di diavolerie, quello che è davvero importante è che se si ha la tecnologia, così come le nuove tendenze, a portata di mano, è sciocco non utilizzarle. Io sono un collezionista di dischi, per cui vedo bandcamp solo come un mezzo promozionale e nulla più.

Visto che la distribuzione del disco è alquanto amatoriale, non avete provato a stabilire contatti con altre etichette e distributori in modo da far conoscere di più la vostra band al di fuori dei vostri confini territoriali?
Oscar: In realtà non abbiamo lavorato in questa direzione, abbiamo semplicemente pubblicato il disco sul mercato tramite una piccola label del nostro territorio, anche perchè il boss di quella label è un nostro grandissimo amico. Naturalmente tutto questo ha i suoi pro ed i suoi contro. Infatti, in altre parti del mondo che non siano l'America latina, dobbiamo chiaramente lavorare di più nel dare un’altra percezione della band, questo è ovvio.

Tornando alla band, in che maniera sono nate le collaborazioni con Matt Russell e soprattutto con Dan Swano che ha masterizzato il vostro album agli Unisound studios in Svezia?
Oscar: Matt è una scoperta di Julio. Ha fatto un enorme lavoro con noi, fornendoci il giusto apporto nonostante sia ancora molto giovane di età. Dan Swano invece, aveva già lavorato con la mia band attuale, i Denial, ha masterizzato il nostro ultimo disco. Una notte accompagnata da una sana bevuta, ho parlato del suo incredibile lavoro con Julio, il quale ha colto la palla al balzo e lo ha subito contattato. Dan si è mostrato subito entusiasta e ci ha risposto di essere interessato ad aiutarci.

Negli ultimi anni sono nate delle fazioni di appassionati di band Heavy Metal vecchia scuola che rifiutano a priori la nuova generazione, la loro unica giustificazione è che le nuove band non hanno il carisma delle formazioni anni 80, anche se non hanno mai ascoltato nessuna delle formazioni della nuova ondata. A cosa porterà tutto questo quando l’Heavy Metal non è supportato da coloro che fino a questo momento erano considerati i die-hard fan di questo genere musicale? A chi si deve imputare la colpa, alle mode o ai fan?
Oscar: Capisco che ci siano fan che ascoltano solo le vecchie band per una questione di identificazione ed appartenenza, le tendenze sono sempre inclini a contaminare gli ambienti e questo fa in modo che ad un certo punto si generi una sorta di incredulità. Gli Heavens Decay sono una band Heavy Metal nuova con membri della vecchia guardia, non vogliamo adattarci a questi stereotipi di nuova band heavy metal, vogliamo essere onesti e proporre qualcosa di genuino, se ai fan della vecchia o della nuova scena piacerà, ben venga.

Prima di concludere, avete avuto la possibilità di suonare live? Siete solo tre in questa avventura, avete in programma di portare in scena una formazione completa?
Julio: Avremmo sicuramente voluto suonare dal vivo, però dopo la registrazione del disco, ho dovuto subire il trapianto di un rene, con conseguente riabilitazione a base di riposo assoluto. Adesso mi sento molto meglio, per cui penso che se tutto andrà bene, alla fine di questo anno, si vedranno gli Heavens Decay in azione. Essere una band al completo dipende da tutti, in più spero vivamente che l’appoggio dei fan terrà vivi gli Heavens Decay!!


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