Vultures Vengenace - End of the Void


Attitudine!!! E’ celato dietro questa semplice locuzione la propensione artistica che muove l’animo dei Vultures Vengeance, giovane formazione con base operativa nella capitale che, con la realizzazione della loro opera di debutto “Where the Time Dwelt In”, e’ riuscita a farci rivivere le atmosfere cariche di misticismo enfatico, le stesse che si respiravano fra i solchi polverosi di molti dischi di formazioni underground di fine anni ottanta.
Anacronistici, fuori dal tempo, si, ma anche dannatamente autentici e tenaci, questi sono i Vultures Vengeance, prendere o lasciare….. a voi l’ardua sentenza…

Intervista raccolta da: Beppe Diana


Ciao Tony e grazie di cuore per l'opportunità che ci stai concedendo con quest'intervista, vorrei iniziare facendo un piccolo passo indietro, il vostro primo lavoro in studio “Rising” è stato uno degli high-lights del 2015 nonostante fosse stampato in musicassetta, formato che qualcuno ritiene superato, ha venduto ben 150 copie, ovvero l'intera tiratura, ve lo aspettavate? Oppure è stata una sorpresa anche per voi?
Ciao Beppe, e grazie a te! In realtà non ci eravamo fatti un idea di quante copie avremmo venduto. Sicuramente è stata una bella sorpresa più per il fatto che le vendite sono avvenute tramite il passa parola e senza alcuna promozione da parte della band. Non potevamo aspettarci nulla da tutto questo perchè era quasi un esperimento.
Avere una così scarsa presenza su internet all'inizio non ci dava da sperare chissà a quale feedback, sopratutto in un periodo come questo dove le band fanno a gara di popolarità sui social.
Noi all'inizio non eravamo assolutamente interessati a farci “pubblicità” proprio per sperimentare se il nostro materiale avesse attecchito in egual misura su quella piccola cerchia di appassionati che amano l'heavy metal, quelle persone che non hanno bisogno di essere indirizzate dalle masse di gente ''trend'' per farsi un idea su un gruppo perchè sanno bene di cosa si parla.

In che maniera siete entrati in contatto con la label giapponese Rock Stakk Records che ha avuto in distribuzione il vostro demo per qualche tempo? E visto che siamo in argomento, ci daresti qualche ragguaglio sulla versione 7” pubblicata dalla Unsilent Tombs Records? Voi della band avete delle copie in vendita?
È stato davvero strano. Ci contattò Mikitoshi esattamente il giorno dopo l'uscita della tape, dicendo che ne voleva 10 copie! Fu strano perchè come detto prima, era tutto avvenuto tramite passaparola. Beh, in questo caso internet ha sicuramente giovato, visto che il passaparola è arrivato fino in Giappone!
Mi ricordo che le sue copie vennero vendute in pochissimo tempo, è stata una bella soddisfazione. La versione 7 pollici è identica alla versione della tape, anche se penso che la qualità audio della tape sia molto superiore. La Unsilent Tombs è un etichetta nuova ed è nata con questa pubblicazione, i ragazzi della label hanno insistito tanto per fare questa uscita, ed alla fine abbiamo accettato. C'era anche un altra ottima etichetta che voleva ristampare l'uscita, pensa che in realtà una ristampa non era assolutamente nei programmi.

So che può sembrare una domanda banale, ma come siete riusciti a convincere Enrico che negli ultimi anni sembra molto refrattario, e a ben vedere, nei confronti delle formazioni di casa nostra? Pensi che i Vultures Vengeance di oggi avrebbero potuto puntare ad un deal più prestigioso?
Penso che Enrico si sia interessato a noi semplicemente perchè ci ha apprezzato molto, e ci ha notati perchè ha visto che il nostro “giro” era internazionale. Infatti, quando uscì “Rising”, solo 3 copie sono finite in mano ad appassionati italiani. Noi non abbiamo mai mandato nulla a nessuna etichetta. Tutti noi apprezziamo sia il suo operato che quello di Brigida, quindi abbiamo accettato più che volentieri la collaborazione. Non abbiamo mai pensato ad avere una label più grande, almeno per adesso, stiamo cercando più che altro di lasciare che le cose si evolvano naturalmente e in modo incredibilmente sincero e con zero compromessi.

“Where The Time Dwelt In” porta avanti con dedizione la propensione old school del suo predecessore, grazie ad una manciata di composizioni che sembrano amplificare la vostra passione per formazioni, a torto considerate minori, come Cirith Ungol, Brocas Helm, Griffin e Liege Lord, vi ritrovate in questi paragoni illustri a cui avete dimostrato di pagare il giusto dazio?
Amiamo tutte le band che hai citato, ma quello che facciamo ha un po' di tutto, penso che non sia accostabile direttamente a questi nomi se non per alcuni elementi.
Quindi la risposta è si!
Ci ritroviamo in questi gruppi, ma spero che riusciremo sempre ad avere una nostra solida identità ben distinguibile da tutti.
   
Per registrare il nuovo arrivato ho letto che avete attaccato gli amplificatori in giardino usando dei microfoni per registrare il riverbero naturale delle chitarre nella valle, un metodo che mi ha ricordato molto la concezione stoner rock, sbaglio?
Non avevo idea che questa fosse una concezione stoner rock! Sicuramente non avremo nulla a che spartire con lo stoner rock, l'idea è stata di Matt, mentre registravamo i brani.
Il risultato ci piaceva molto, perciò abbiamo continuato in quella direzione.
Matt: L'idea di registrare le chitarre dell'Ep in giardino è stata del tutto casuale! Quando abbiamo cominciato a registrare "Where the Time Dwelt In" il mio studio di  registrazione (L'Heavy Duty Studio) era ancora in allestimento, e quindi siamo stati costretti a portare tutta la nostra strumentazione a casa mia e registrare l'EP li. Vivendo in campagna abbiamo avuto la possibilità di suonare in qualsiasi momento e, avendo a dispozione il giardino, abbiamo deciso di registrare le chitarre all'aperto utilizzando i riverberi naturali. E' stato un esperimento ed il risultato ci ha colpito molto. La sessione di registrazione di questo EP ci ha permesso di osare molto come musicisti ("End of the Void" ne è un chiaro esempio, è stata realizzata solo con chitarre) e abbiamo fatto molti esperimenti con i suoni. Sicuramente parte di questa esperienza si farà sentire anche sui lavori futuri della band.

C'è una sottile linea ideologica che lega in maniera indissolubile il titolo del disco e il suo artwork, ed è quello della fine, dobbiamo attribuire a questo termine un significato allusivo o più semplicemente simbolico? Il maestro R.J. Dio diceva che la fine è solo l'inizio....
Hai assolutamente centrato il legame! Sicuramente la copertina è legata al titolo dell'ep. Il tempo si è fermato dove l'espressione si è fermata. Tutto si ripete e tutto vuole essere il riflesso di qualcosa che è già stato.
E tutto questo rappresenta la fine di un ciclo, la morte degli idoli e l'inizio di qualcosa di nuovo. E detto in modo molto più semplice si può anche ricollegare a ciò di cui ti parlavo prima, ovvero la morte della magia che era protagonista dell'epoca appena passata.
Credo che questo sia stato un periodo di transizione e penso che sia molto importante trasmettere le vibrazioni della propria epoca tramite la musica, anche se questa può nascere da un ispirazione pregressa.

Toglimi una curiosità, ma perchè ogni volta che ascolto "End of the void" mi tornano in mente i Goblin di “Profondo Rosso”? Qualcuno della band è un accanito sostenitore di film horror del maestro Dario Argento?
Sicuramente amiamo i suoi film ma l'accostamento non è stato assolutamente voluto!
L'intro è stato improvvisato da me durante le registrazioni, ci sono tante linee di chitarra.
Quando il giorno dopo, Nail ha ascoltato l'intro disse: “sembra uscito da un film di Lucio Fulci”! Pensavamo che fosse perfetto per l'atmosfera sulfurea della prima canzone ''A curse from Obsidian Realm''. In realtà per fare quell'intro mi sono ispirato ai suoni e alle atmosfere di “Fire of Unknown Origin” dei Blue Oyster Cult.

La scelta d'inserire un brano interamente strumentale all'interno del lotto di composizioni può sembrare molta coraggiosa, invece?
In realtà molti hanno notato questa cosa quando per noi è stata una scelta perfettamente normale. La musica non dovrebbe avere delle regole ferree, un brano strumentale ha la stessa identica valenza di uno cantato.

Ma l'alone da culto che si sta venendo a creare attorno alla band fa più paura, crea imbarazzo, oppure vi inorgoglisce?
Non pensavo ci fosse un alone di culto intorno a noi, ma se c'è, ben venga! Di certo non crea imbarazzo o paura. Sarebbe parte della proposta artistica. Ho notato che molte persone sono state catturate dalla nostra musica e hanno nutrito rispetto per il nostro operato fin dall'inizio.
Ma ammetto che l'alone di mistero che c'è stato fin dall'inizio, non era una cosa programmata, semplicemente rispecchia noi, perchè non c'è n'è mai fregato nulla di 'apparire'' nella così detta ''scena'', non ci è mai importato veramente nulla di sentirci parte di nessun branco, ne sul suolo italiano e neanche ai concerti in giro per l'Europa.
Quello che agli altri è parso un ''alone di mistero'' per noi era semplicemente un ''farsi i cazzi propri''. A noi è sempre piaciuto il metal e l'abbiamo sempre vissuto solo e soltanto per noi stessi, mai per sentirci speciali, mai per sentirci accettati e sopratutto mai per essere dei ''Qualcuno'' all'interno dell'ambiente.
Questo modo di vivere il metal per me sarà sempre il più puro che esista, e nessuno mi convincerà mai del contrario.
E non centra con l'ubriacarsi, non centra con fare casino per far vedere ai propri amichetti quanto si è ribelli, ma solo provare delle fortissime emozioni quando si ascolta un muro di suono e fare quello che più ci aggrada nella nostra vita.
Essere totalmente liberi e sbattercene del giudizio altrui, mai sentirsi parte di un branco, mai vivere la propria vita all'insegna di sembrare dei fichi agli occhi di qualcun altro, perchè non gliene frega un cazzo a nessuno.

Per un ipotetico full lenght album pensi ci sia la possibilità di recuperare le tre composizioni apparse su “Rising”?
Penso proprio di si. Sicuramente ci saranno alcuni pezzi che registreremo nuovamente, ma penso che ne sceglieremo massimo uno per disco, perchè il materiale che abbiamo in cantiere è tanto e penso che nel primo full che faremo, sarebbe perfetto registrare 8 pezzi nuovi + 1 vecchio.

Ok Tony, grazie ancora, ti lascio la parola per le conclusioni finali...
Grazie mille a te per quest'intervista!
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