Speciale: Oliver Magnum


Prima o poi qualcuno la dovrà pagare cara per tutti i crimini commessi in passato, crimini discografici s’intende, vittime apparenti le decine e decine di band sacrificate sull’altare delle mode imperanti che da sempre regolano le inflessibili leggi di mercato, contro le quali ben poco si può, se non che cercare di farsi giustizia con le uniche risorse a noi disponibili, come la parola e i ricordi con i quali riuscire, se non altro, a tramandare le gesta di musicisti che, sicuramente, avrebbero meritato maggior fortuna.
Prendete ad esempio gli Oliver Magnum....

Speciale a cura di Beppe Diana


Di sicuro una delle meteore più luminose che da sempre hanno costellato l’universo US metal, sono sicuro che ben pochi si ricorderanno di questo solido quartetto proveniente dall’Oklahoma, Enid per la precisione, autore di un platter che, per carisma e qualità espresse, dovrebbe essere senz’altro annoverato fra le pietre miliari della scuola power metal americana, ed invece, causa la sua difficile reperibilità ed altri fattori annessi e connessi alla label che nel lontano 1989 lo pubblico', ovvero la poco rassicurante New Renaissence, “Oliver Magnum”, il disco, vive nel ricordo di chi, sottoscritto compreso, nutre nei confronti di questa band, una devozione ed un’ammirazione senza confini e raffronti.

Mark I – Le origini
La prima line up ufficiale della band risale addirittura al 1983, allorquando due giovani collegiali Dan Kurtz (basso) e Curt Daughterty (batteria), decidono di unire le proprie forze col promettente chitarrista Monte Humphrey, formando un trio strumentale che, all’epoca, aveva un repertorio basato quasi esclusivamente su cover di Allan Holdsworth, Ted Nugent e Rory Gallagher.
Solamente sul finire del 1984 la formazione si completa con l’ingresso in pianta stabile del vocalist Mark Mueller, con il quale i nostri propenderanno per la stesura di materiale di propria fattura, decidendo di adottare il moniker Oliver Magnum, creato dal contrasto fra la figura del trovatello dell'omonimo romanzo Dickens-oniano, Oliver Twist, e la famosa casa di fabbricazioni di armi da fuoco Magnum, come in una sorta di ipotetico incrocio fra melodia e potenza.
Così, dopo il primo periodo di rodaggio grazie ai live nei posti più impensabili della loro città natale, è la vittoria al concorso "Battle of the bands" di Tulsa, a decretare l'avvenuta presa di coscienza da parte del quartetto in questione, non a caso, è proprio grazie alla vittoria del contest che i nostri hanno a disposizione ben dodici ore da passare all'interno di uno studio di registrazione.
Vede in questo modo la luce il demo “01986”, cinque brani dalla carica dirompente, fra cui uno strumentale, che, nonostante goda di un suono non proprio all'altezza delle aspettative, e di una produzione live oriented, mostra comunque una band alle prese con un heavy metal classico d'indubbio gusto compositivo, a volte incentrato attorno ad arroventati passaggi strumentali, altri sicuramente più attiguo ad atmosfere rilassate, che fanno di episodi come la straripante “Trapped”, o dell'altrettanto belligerante “Silent screm”, dei veri e propri cavalli di battaglia in sede live.
L'accoglienza degli appassionati e dei così detti addetti ai lavori è così buona che, le prime mille copie del demo, vanno letteralmente a ruba, se si pensa che in soli due anni la band ne venderà altrettanti.
Il primo ad accorgersi delle qualità intrinseche della band, è il buon Brian Slagel che inserisce la loro “Old World Nites” nella compilation “Metalmassacre IX”, mentre nello stesso anno i nostri registano il brano  "Metal Cruelty" per uno split che, purtroppo, non verrà mai pubblicato.
Dopo aver letteralmente invaso i club e i palchi della loro regione, nel 1988, quando il materiale per il primo album era pronto e le registrazioni sembravano oramai vicine, gli Oliver Magnum devono attutire l’abbandono forzato del proprio vocalist deciso ad intraprendere una, poco fruttuosa, carriera solistica lontana dalla musica dura, e, dopo varie audizioni, lo sostituiscono degnamente con il più giovane e, vocalmente, dotato James Randel proveniente dai Fortè.



 MarkII – Il debutto
Con il nuovo arrivato gli Oliver Magnum decidono che è arrivato il momento del grande passo, e registrano, a proprie spese, l'album omonimo che presenta sia i brani del demo, che altre quattro succulenti composizioni.
Prodotto in maniera egregia dalla band con l'ausilio esterno di Terry Slemmons (Micheal Harris, Misfits e Fortè)  e stampato dalla New Renaissence records, con la SPV che cura la distribuzione europea, “Oliver Magnum” è, nel suo insieme,  un piccolo gioiello nel quale convivono unitamente l’anima metallica dei primi Queensryche e Crimson Glory, le tentazioni hard rock di Fifth Angel e Savatage, e gli echi più vicini ad una matrice heavy/thrash a la Metal Church, il tutto evidenziato da strutture armoniche e passaggi chitarristi davvero di prim’ordine, in cui la voce roca ed aspra del già citato James Randal, riesce a ritagliarsi la classica parte da leone.

Oliver Magnum – Il disco
Composizioni come la memorabile “Sister Cybele”, alla quale tocca aprire le danze, veloce ed indemoniata, giocata su un riff-orama articolato, nervoso e maledettamente sincopato, contornato da una sezione ritmica sempre sugli scudi, come in un ipotetico connubio fra i Ryche di “Warning” e i Riot di “Nightbreaker”, o “The Last Prophet” sostenuto mid tempo che mette in mostra tutti i suoi contorni più epici ed arcani, e che richiama in più parti i Mystic Force di “Take command”, si alternano, dicevamo, a composizioni più diretti come “Old World Nites” che riportano la band su velocità sostenute, quasi speed metal, fra riff spaccaossa e continui richiami al heavy/thrash metal, in un mix di Savage Grace meets Agent Steel, scanditi da accelerazioni e ripartenze da brividi, mentre ad “Evilution”, alla quale tocca chiudere il lato A del platter, stupisce per le sue aperture progressive con un Monte Humphrey sempre sugli scudi
Ancora classic metal venato da aperture e modulazioni atmosferiche, si odono sulla granitica “Trapped”, marziale up tempo le cui struttura portante risulta essere non molto distante dai Fates Warning di “Inside out”, ottimo l'apporto ritmico ed che supporta un James Randal che riesce a fornire una prova sempre più significante, mentre se sulle note di “Mendes Prey”, autentico esempio di techno/power metal, gli Oliver Magnum mettono in bella mostra una vena compositiva figlia putativa del retaggio classico, a la Liege Lord, Malice e Obsession, con lo strumentale “Tongue Tied” invece, danno sfogo alle loro velleità più nascoste, prima che  “Silent Scream (Prelude To Death)” idealmente divisa in due parti, rafforzi il sentore di trovarsi di fronte ad un piccolo capolavoro.
Il disco ottiene un'ottima accoglienza sia in patria che in Germania, e la band riesce a partire per un tour itinerante di sei mesi in compagnia dei vari  Metal Church, Savatage, Lizzy Borden, e gli viene offerta la grande chance di essere raggiunta sul palco da Mickey Dee, mentre il culmine verrà toccato con le dare in Texas in compagnia degli inglesi Magnum.



Mark III – Drive By
La fine del tour purtroppo, porta con se la stanchezza ed i primi dissidi interni, che si concretizzano con l'abbandono del singer, che ritorna nelle fila dei Fortè, e sarà sostituito prima dal Jimmy King, proveniente dalla stessa formazione dell'Oklahoma, e successivamente dal ritrovato Mark Mueller.
Il boom del rock alternativo da una parte, e del grunge dall'altra, marcarono in maniera indelebile, non solo il mercato discografico di quegli anni, le scelte di gran parte del pubblico, ma non certamente lo stile musicale degli Oliver Magnum che, si rifecero sotto grazie al demo tape “Drive by” che, oltre a presentare un cover artwork equidistante dai precedenti, mostra una band ben più consapevole delle proprie qualità tecnico/compositive, sicuramente libera di dare pieno sfogo alla propria inventiva, ascoltando episodi come l'opening “Invertigo” giocata attorno ad un groove che amalgama una sezione ritmica su base funky e partiture thrash metal, e  l'heavy rock moderno della seguente “Soon to be sane”, non si può che evincere quanto detto, mentre le altre tracce, giocano con sonorità tradizionali, come l'ottima “Lies” che ricorda le cose vecchie della band, un up vigoroso dalle reminiscenze thrash metal, proprio come fa la conclusiva “Artificial Inceneration”, che media alcune cadenze sludge, a ripartenze sicuramente più vicine ad un techno/thrash ottimamente strutturato!!!

Mark IV – I sogni infranti
Ancora una volta è la Metal Blade a sembrare molto interessata al combo statunitense, ma anche la Shark records si fa sotto, e chiede dell'altro materiale ai nostri che, grazie ad un amico comune, riescono a sintetizzare una propensione artistica innata, all'interno di tre ottime composizioni che, se non fosse per una produzione alquanto deficitaria, potrebbero benissimo rappresentare il vertice espressivo di anni ed anni di dedizione alla causa della musica dura, ed episodi come l'intricata “Perfect picture” che richiama il progressive metal tecnico, l'aggressiva “Kill again tonight”, giocata su movenze feline e ritmi più ostenuti, o la stralunata “Bet'em of Bet'em” che si muove su ritmi più tenui.
Come spesso accade in quete occasioni, il vertice artistico non coincide con la sigla del deal tanto voluto, e la band ha ancora la forza per autofinanziarsi un nuovo lavoro da studio, il più che egregio “Troubled life”, che racchiude in un unico contenitore ben cinque composizioni, alcune nuove di zecca, altre invece provenienti da vecchie sessioni di registrazione, ma nonostante tutto, la qualità è ancora alta, ed episodi come la corrosiva “American queen” o la stessa title track, mostrano una band veramente capace di poter dire la sua, ma che deve piegare la testa a leggi di mercato poco attente ai valori intrinseci.
Il 1997 segna la fine dell'avventura Oliver Magnum dopo tre lustri vissuti sempre al massimo, mentre nel 2006 per festeggiare il ventennio, il chitarrista  Monte Humphrey annuncia la reunion da più parti auspicata ma, nonostante il brusio e l'apertura di una pagina ufficiale su myspace, non si hanno più notizie...
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