The Equinox ov the Gods – Images of forgotten memories (Unisound Records, 1996)


Con un monicker preso in prestito dall'omonima opera dell'esoterico Alaister Crowley, gli svedesi The Equinox ov the Gods vanno sicuramente annoverati fra le proposte più teatrali fra quelle prese in esame, se non altro fra le più istrioniche, anche perchè la loro è una proposta musicale poco convenzionale che miscela sapientemente porzioni atmosferiche dal vago stentore gotico, arpeggi doom metal, e dilatazioni dark wave, per un risultato finale di sicuro effetto.
Gran parte della riuscita di un lavoro encomiabile come “Images of forgotten memories” va sicuramente ascritto al singer Fredrik Wallin, qui presente nelle duplici vesti di chitarrista e tastierista, il quale, naturalmente, gioca un ruolo primario, per non dire fondamentale, all'interno del songwriting della band che, in questo debutto sulla lunga distanza, dopo tre demo tape auto-prodotte, si presenta semplicemente come trio, devoto anima e corpo all'ambiguità fatta musica.
A sottolineare ancor di più l'approccio enigmatico del trio, ci pensa l'opera d'artwork, anime che danzano nei pressi di un sepolcro, che si integra perfettamente con il suono portato alla luce dai nostri, lasciando intravvedere visivamente quello che, concretamente, si nasconde dietro queste undici invocazioni spirituali, che richiamano in egual misura rituali e stregonerie, magia bianca ed il mondo dell'aldilà come nella straziante “N.L.S.” tanto cadenzata quanto catacombale, o nella più epica e sinistra “Necropolis”.
Visioni horrorifiche, misteriose melodie sulfuree che si appoggiano su eleganti tappeti di tastiera, questo album è la perfetta sintesi di tutte quelle reminiscenze poste a cavallo fra il doom metal tradizionale, ed un approccio più gothic rock che fa degli The Equinox ov the Gods ben più di un semplice sparring partner.
Un vero must.
(Beppe Diana)
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