Year Zero – Nihil's Flame (Hellhound Records)


Rimaniamo sempre in Inghilterra, con un'altra band legata legata a doppia mandata al maestro Lee Dorrian, anche perchè gli Year Zero di cui ci andremmo ad occupare, erano la creatura artistica portata alla luce da Mark Griffiths, ex bassista dei Cathedral fino al monumentale “Forest of Equilibrium” del 1991, qui nelle vesti di chitarrista di una band, tanto precoce quanto sfortunata.
In un ipotetico confronto diretto con la band madre, gli Year Zero del disco di debutto suonano meno criptici e magmatici, ma più viscerali, anche se le loro radici sono ben radicate negli anni settanta, e vanno ricercate nel trittico Black Sabbath/Hawkwind/Blue Cheer.
La produzione grezza e minimale, aiuta in seconda battuta a fomentare la propensione live delle undici composizioni contenute all'interno di questo “Nihil's Flame”, un lavoro che predilige muoversi su atmosfere magmatiche che ricordano da vicino le movenze pragmatiche dei pionieri Pentagram, il caso di “Headache Station” e “Shining Violet”, o le locuzioni NWOBHM degli Angel Witch degli esordi, come su “Eternal Dawn”.
La band riuscirà a fare anche meglio sul secondo disco “Creation” sicuramente più concreto e ordinario, mollando la presa quando il tracollo finanziario inghiottirà la label berlinese, che trascinerà nell'oblio gran parte delle compagini a lei legate.
(Beppe Diana)
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